Tortorici dista 258 Km. da
Agrigento, 188 Km. da
Caltanissetta, 104 Km. da
Catania, 147 Km. da
Enna, 131 Km. da
Messina, alla cui provincia appartiene, 184 Km. da
Palermo, 208 Km. da
Ragusa, 162 Km. da
Siracusa, 283 Km. da
Trapani.
Sorge in una zona montagnosa interna, posta a 445 metri sopra il livello del mare.
Non essendo molto chiara l'origine del nome del paese, si pensa possa derivare da Torre Tudith. Secondo la leggenda Tortorici fu fondata dalla principessa cartaginese Orice. Nei secoli si tramandò la storia che la città fu fondata da un gruppo di profughi provenienti dal nord Africa, tra il 681 e il 703, che abitarano il luogo chiamandolo Orice in memoria della località Aures da cui provenivano, e della loro regina Dihà, cioè Orice.
Famosa in tutta la Sicilia per la produzione di campane e di statue in bronzo, la città di Tortorici viene citata in un documento della diocesi di Messina del secolo XII.
In epoca normanna Federico di Svevia concese il territorio di Tortorici a Guidone Pollicino. Nel periodo Angioino il feudo andò a Girardo e Bertrando de Artus ma con l'avvento degli spagnoli tornò ai Pollicino ed in seguito passò a Federico Moncada. La famiglia Moncada rimarrà proprietaria fino al 1597 quando Federico junior, l'ultimo dei Moncada, vendette la baronia alle famiglie Mastrilli e Corbera. Nel 1630 Tortorici divenne parte del Regio Demanio ed ottenne un rappresentate nel parlamento siciliano. Due anni dopo ebbe il ruolo di capo-comarca, cioè capoluogo dei territori della vallata. Tortorici mantenne tale privilegio fino al 1812, quando la costituzione di Cadice divise la Sicilia in 23 distretti. Negli anni 1682 e 1753 le alluvioni distrussero la città mettendo in crisi l'economia locale che si era sviluppata nei secoli XVI e XVII. Seguì un lungo periodo di ricostruzione che portò all'edificazione di nuove chiese e conventi in luoghi diversi da quelli originari.
Di notevole interesse architettonico sono la Chiesa di San Nicolò, con soffitto ligneo dipinto, la Chiesa del Santissimo Salvatore con al suo interno una copia dello Spasimo di Sicilia di Raffaello Sanzio dipinto nel 1643 da Joseph Tomasi, la chiesa della'Annunciazione o Batia che conserva al suo interno un gruppo marmoreo dell'Annunciazione del 1533 di Antonello Gagini, la Chiesa Madre costruita tra il 1753 e il 1775 con un trittico di marmo posto sulla facciata ed all'interno un organo del Settecento attribuito a Giovanni Platania di Acireale, la Chiesa di San Biagio con un arco normanno del 1270, la Chiesa di San Francesco con annesso il campanile del vecchio convento ed infine la piccola Chiesa di San Emerenziana e la Chiesa della Misericordia.
Il paese basa la sua produzione economica sull'agricoltura e sull'allevamento. Si producono grano, uva, castagne, ghiande e nocciole (ricordiamo la sagra del nocciolo nel mese di agosto). Si allevano ovini, bovini, suini ed equini.