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Acireale

Adagiata su un costone lavico a picco sul mare, Acireale è un grosso centro di interesse turistico, storico, naturalistico e culturale. La città armonizza in maniera esemplare le forti contraddizioni tra mito e storia, sacro e profano, cultura e religiosità.

Di incerta origine, oggi l'impianto urbanistico è quello tipico delle città tardo-barocche della Sicilia. Sorge a metà della costa jonica siciliana a 15 km da Catania. I suoi abitanti si chiamano acesi (jacitani in siciliano). È sede della diocesi di Acireale.

Il nome della città deriva dalla mitologia greca, in cui vi era posto per una divinità chiamata Aci. Questi era un pastore di cui si innamorò Galatea, di cui a sua volta era innamorato il ciclope Polifemo che schiacciò il rivale sotto un masso. Dal sangue del pastore nacque un fiume chiamato Akis dai greci, oggi "scomparso" sottoterra, ma che riaffiora come sorgente nei pressi di Santa Maria la Scala in una sorgente chiamata " u sangu di Jaci" (il sangue di Aci). Il nome della città ha subito dunque una lenta evoluzione: diventò Jachium sotto i bizantini, Al Yag con gli arabi e quindi Aquilia con gli spagnoli. Nel XIV secolo la città si stabilì nel territorio attuale (prima sorgeva nei pressi del castello di Aci, oggi Aci Castello) con il nome di Aci Aquilia o Aquilia Nuova. Il nome Acireale fu attribuito alla città da Filippo IV di Spagna solo nel 1642.

Geografia


La città è stata costruita in un altopiano su di un terrazzo di origine lavica, chiamato la Timpa che, con i suoi 150 metri di altezza, la pone quasi a strapiombo sul mare Ionio. La costa, dove sorgono diverse borgate, è caratterizzata dalla scogliera di origine lavica. Vi è anche una certa ricchezza di sorgenti d'acqua e di verde e la zona circostante è coltivata, soprattutto ad agrumi.
La popolazione è distribuita per poco più del 60% in città e la restante parte risiede nelle diverse frazioni, in un territorio molto antropizzato. Le dinamiche demografiche vedono un certo drenaggio di popolazione, dalla città alle frazioni ed anche ai comuni vicini, specie quelli di Aci Catena, Aci Sant'Antonio e Santa Venerina divenuti in parte periferia della città. Molto strette sono le relazioni con la vicina Catania, caratterizzati da pendolarismo sia per gli studi universitari che per ragioni di lavoro. Acireale è il comune più popoloso e importante, dell'area metropolitana di Catania dopo la città capoluogo.

Storia


Acireale, ha una storia lunga secoli, che fonda le proprie radici nella leggenda della ninfa Galatea e del pastorello Aci. Storicamente il borgo assunse importanza a partire dal XVI secolo affermandosi nei secoli successivi.

Dalle origini ad Aquila Nuova


Si narra che Acireale e le altre Aci trassero la propria origine da Xiphonia, misteriosa città greca oggi del tutto scomparsa. I poeti Virgilio e Ovidio fanno risalire il mito della fondazione alla storia d'amore tra una ninfa chiamata Galatea ed un pastorello chiamato Aci, ucciso per gelosia dal ciclope Polifemo. Scomparsa Xiphonia, in epoca romana nello stesso territorio nacque una città chiamata Akis, e che storicamente partecipò alle guerre puniche.

Nel Medioevo il borgo si consoliderà attorno al castello (oggi in territorio di Aci Castello), cambiando la propria denominazione in Jachium, sotto i bizantini, Al-Yag con gli arabi e quindi in Aquilia. Del periodo normanno è la fondazione del Santuario di Valverde. Nel 1169 il territorio fu sconvolto da un terribile terremoto che provocò la dispersione della popolazione nell'entroterra e la nascita delle varie borgate. In particolare alcuni profughi fondarono nel promontorio un borgo chiamato Aquilia. Alla fine del XIV secolo una decine di nuclei familiari, si spostò ancora più a nord, dove nacque il primo nucleo della città attuale. Di quel periodo si tramanda storicamente l'esistena della taverna di un certo "Zu Spiranza" posta proprio nella odierna piazza del Duomo.

Dopo le distruzioni angioine causate dalla Guerra del Vespro e dalla peste del 1466, il borgo nuovo di Aquilia, si rafforzò ulteriormente e venne detto Aci Aquilia o Aquilia Nuova per distinguersi dal primo che verrà ricordato come Aquilia vetere. La prima opera di un certo rilievo edificata, sarà un tempio votivo dedicato originariamente a San Sebastiano Martire e che, dopo il terremoto del 1693, viene dedicato a Sant'Antonio di Padova e conserva tutt'oggi un bellissimo portale, in stile gotico lombardo del 1475, unico ricordo dell'antico edificio e di Aquilia Nuova.

A favore del nuovo borgo vi fu anche la benevolenza dei reali aragonesi che rafforzando il borgo volevano porre un freno alle ambizioni espansionistiche della vicina Catania, spesso ribelle alla casata regnante. Il borgo apparteneva alla parrocchia sacramentale di Aci San Filippo. La tradizione popolare vuole che solo sul finire del medioevo le reliquie della amata Santa Patrona Venera tornassero in città (anche se in momenti diversi).

Il XVI secolo


Il 1500 fu un secolo importantissimo per la città di Acireale, dove si stava consolidando un forte ceto mercantile. Già nel 1528 dietro il pagamento di 72.000 fiorini, l'imperatore Carlo V liberava Aci ed il suo territorio da ogni vassallaggio, mantenendola nel demanio ed erigendola a Comune. Nel 1553 Aquilia corse il pericolo di essere rivenduta e soltanto un donativo di 100 onze da ricavarsi da una nuova gabella del vino e dei mosti, la fece scampare al pericolo di ricadere sotto il dominio baronale.

Così nel fervore nel 1548 sorgeva, di fronte la Cattedrale, l'ospedale, la prima vera opera pubblica realizzata in città. L'opera sarà poi lesionata dal terremoto del 1693 e quindi abbattuta (1811) per ampliare la piazza. Nel 1587 si iniziarono i lavori della costruzione della via di S.M. La Scala ("Le chiazzette").

A livello religioso nel 1554 veniva elevato il campanile "sud" della Cattedrale e Nel 1558 la chiesa dell'Annunziata (attuale Duomo) veniva elevata a sacramentale (parrocchia) dal Vescovo di Catania, mons. Nicolò Caracciolo. Di fatto la città finiva di dipendere dalla chiesa di Aci San Filippo: si sancivà così l'ascesa di Aquilia anche in campo religioso.

Nel 1571 don Vincenzo Gravina definì lo stemma. Questo presentava a destra il castello merlato con in cima un leone coronato rampante con una bandiera, a sinistra i tre faraglioni uscenti dal mare con in alto le lettere A.G. a ricordo del mito di Aci e Galatea. Nei sigilli compare anche la dicitura: Acis civitas amplissima et fida regibus. Lo stendardo venne custodito all'interno del castello e portato fuori per la festa patronale. Nel 1577 un tumulto spontaneo e sanguinoso contro talune imposizioni delle milizie spagnole costava alla città 17 impiccagioni e 15.000 scudi per ottenere l'amnistia. La città in quel periodo oscillava tra i sei ed i settemila abitanti.

Nel 1582 nella attuale frazione di S.Tecla, sbarcarono da ben sette galee turche circa trecento pirati comandati da Luccialì. Grazie però alla mobilitazione della popolazione questa incursione fallì ed i pirati furono costretti alla fuga.

È del 1594 il documento più antico sul carnevale acese (mandati di pagamento, vol. II, 1586-1595, libro 6 foglio 72v), data in cui si fanno risalire le origini del carnevale.

Espansione del XVII secolo


Sotto il dominio spagnolo, nel XVII secolo, la città oramai in ascesa si affermò ulteriormente come centro commericale. Questa rapida ascesa causò una serie di contrasti e rivalità con gli altri casali, che ottennero di costituirsi in "universitas" (città). Nacquero: Aci Bonaccorsi (1652), Aci Castello (1647) (comprendente anche Aci Trezza), Aci S.Filippo ed Aci Sant'Antonio (1628) (comprendente anche l'antica "Aci"Valverde, Aci S.Lucia ed Aci Catena).
La città vide realizzati importanti interventi di architettura religiosa, civile e militare. Alla fine del XVI secolo risalgono le realizzazioni di alcune importanti opere di fortificazione del litorale, fra cui la Torre Alessandrano, la torre quadrata di Sant'Anna a Capo Mulini (1585), la garitta di Santa Tecla e la "Fortezza seu Bastione" del Tocco sulla Timpa di Santa Maria la Scala (1592-1616).

La fortezza del Tocco venne progettata dall'ing. Camillo Camilliani (in seguito vi partecipò l'ing. acese Vincenzo Geremia - detto porcellana - cui si deve nel 1674 l'aggiunta di un cannoncino portatile). Queste opere furono rese necessarie dall'intensificarsi delle scorrerie turche dopo la battaglia di Lepanto. Il forte, da cui si gode un ampio panorama sulla costa era a pianta irregolare ed ospitava un grande cannone che, sparando un colpo ad ogni avvistamento di navi pirata, avvertiva la popolazione del pericolo.
Nel settore civile 1659 si avviano i lavori per la costruzione del Palazzo Comunale, ovvero la Loggia Giuratoria.
Tra il 1658 ed il 1687 viene realizzata la cappella barocca di Santa Venera nella Cattedrale, per conservare le reliquie della Santa, che fino ad allora erano state conservate nella chiesa di Gesù e Maria. Alla città vennero riconosciuti i privilegi della Fiera Franca e della demanialità. Nel 1616 la Fiera Franca viene trasferita ad Aquilia Nuova, facendo crescere il malcontento degli altri casali.Nel 1642 Filippo III di Spagna conferì alla città lo status di città demaniale (reale appunto), dietro corresponsione di una grossa elargizione di denaro. Contemporaneamente si perse il sostantivo "Aquilia".

Nel 1669, la città accolse i numerosi profughi dalla eruzione dell'Etna che incombeva su Catania (Il capoluogo etneo contava in quel periodo sui 16.000 abitanti, Acireale circa 11.000).

L'esuberanza di Acireale anche nel campo della cultura permise nel 1671 la fondazione della Accademia degli Zelanti.
La città prese parte alla guerra franco-spagnola a partire dal 1675 e che fu combattuta in molte parti della Sicilia. Acireale parteggiò per gli spagnoli e quando i messinesi coperti dai francesi occuparono la piazzaforte di Taormina, il Senato e la popolazione, sostenuta dal Viceré Aniello de Gusman (o de Guzman), marchese di Castel Roderigo, fortificarono la città, il mare presso l'attuale Capo Mulini e la parte boschiva a settentrione della città. Proprio a Capo Mulini durante i lavori per la fortificazione si rinvennero notevoli quantità di frammenti di statue marmoree databili in epoca romana, fra cui un busto marmoreo che venne attribuito a Giulio Cesare, noto come il Busto di Acireale e che ora è visibile alla Pinacoteca Zelantea. Venne inoltre eretta una porta fortificata (1676), nella attuale piazza Gusmana, su disegno dell'ingegnere militare Carlos de Grunembergh ma di cui oggi non rimane traccia. Nello scontro che poi avvenne nel 1677 presso le alture della vicina S. Leonardello, gli Acesi batterono alcuni reparti francesi arrivati in soccorso dei messinesi e successivamente respinsero attacco dal mare, cannoneggiando la flotta avversa dalla fortezza del Tocco e dalla Torre di S.Anna. Nel 1678 il Re Carlo II di Spagna concedeva alla città il titolo di Amplissima, per la fedeltà dimostrata.

Nel 1680 veniva eletta Patrona della città Santa Venera dal Vescovo di Catania, Mons. Michelangelo Bonadies.

Il 1693 e la ricostruzione


I processi di ascesa economica del XVI secolo e di affermazione della città nel XVII secolo vennero bruscamente interrotti la mattina dell'11 gennaio 1693, quando la città fu danneggiata dal terremoto che sconvolse tutta la Sicilia sud-orientale. Vennero rovinate: la corte del capitano di giustizia, la loggia dei giurati, tutte le chiese e i monasteri. Si è stimato che almeno il sessanta per cento del patrimonio edilizio fu rovinato. Si contarono 739 vittime su una popolazione di quasi 13.000 abitanti. La scossa fu preceduta da alcune piccole e brevi scosse: l'usanza di allora di rifugiarsi in chiesa subito dopo una scossa sismica, fu fatale. Nonostante gli ingenti danni riportati (comunque minori rispetto alle cittadine del Val di Noto), iniziarono ben presto i lavori di ricostruzione e già nel 1705 si apriva il cantiere della chiesa di San Sebastiano, che verrà poi arrichita dalla facciata (1713) e dalle opere di Pietro Paolo Vasta.

Superato il dramma della distruzione e avviati una serie di processi per la ricostruzione della città praticamente dalle fondamenta già nel 1713 la città iniziava a crescere superando i 12.000 abitanti.

Il 28 aprile 1714 Vittorio Amedeo II di Savoia giungeva in città accolto festosamente, ma già nel 1717 la città era pronta ad insorgere, invocando il ritorno degli Spagnoli.

Nel 1715 in Piazza Duomo, veniva giustiziato un tale Spampinato, uno dei briganti più temuti d'allora.

Nel 1740 la città contava 13.500 abitanti.

Nel 1743 verrà innalzata l'edicola del SS.Rosario in Piazza Marconi, per ringraziare la Madonna per lo scampato pericolo della peste.

Nel 1750 un eremita acese, fra' Rosario Campione fondava l'Eremo di Sant'Anna.

Nel 1752 viene inaugurato l'artistico presepe della chiesa di S.M. della Neve, realizzato dal canonico Mariano Valerio.

Nel 1756 vengono collocate le dieci statue raffiguranti vari personaggi del Vecchio Testamento, nel nastro della balaustra della Basilica di San Sebastiano.

Nel 1757 veniva costruita la Carrozza del Senato, berlina di gala per il magistrato civico. Le decorazioni furono realizzate di Alessandro Vasta.

Nel 1778 veniva fondata l'Accademia dei Geniali, successivamente trasformata in Dafnica (1816).

Nel 1781 scoppiò un primo dissidio fra Acireale e Catania a causa della tessitura della seta. Infatti la città di Catania si era alleata con Messina e Palermo per convincere il governo ad impedire alla città acese la tessitura della seta che godeva di notevole prestigio in tutto il regno per via sia dei prezzi molto concorrenziali che della superiore qualità del prodotto. Comunque il Re Ferdinando I di Borbone, respingeva l'istanza e confermava il diritto della tessitura ad Acireale.

Nel 1788 veniva fondata l'Accademia dei Dafnici (allora chiamata dei Geniali).

Nel censimento del 1793 Aci Reale ed il suo territorio contavano 19.732 anime.

Nel 1806 il re Ferdinando I di Borbone visita la città e concede il privilegio del nome di Senato per il governo cittadino.

Nel 1811 vengono inaugurate: la prima parte dell'attuale corso Savoia (allora via Carolina), la Villa Belvedere e l'Ospedale S. Marta e S. Venera.

Nel 1813 Acireale venne aggregata al distretto di Catania dal Parlamento Siciliano e veniva privata della sede giudiziaria nonostante gli oltre 19.000 abitanti e le proteste. Si veniva a creare un nuovo dissidio fra le due città.

Nel 1817 venne incluso tra i comuni compresi nel neo-costituito distretto di Catania.

Nel 1818 un terremoto provocò danni gravi.

Nel 1819 vi furono nuovi dissidi con Catania a causa di un prolungato ritardo nella apertura del tratto acese della strada litoranea di collegamento con Messina. Inoltre nel 1835 la concessione di un porto a Capo Mulini fu rifiutata a vantaggio del porto di Catania.

Nel 1837 la città fu colpita da epidemia di colera, che provocò 1.000 vittime.

Il nuovo Regno d'Italia


Nel 1838 in segno di riconoscenza per la fedeltà dimostrata nei tumulti anti-borbonici del 1820 e 1837 arrivò in visita Ferdinando II di Borbone e la città fu eletta a distretto.

Nel 1843 gli astronomi W.Sartorius e C.F. Peters ed il pittore G.F.Boccaccini realizzano la meridiana nel transetto della Cattedrale.

Nel 1848 viene costituita la Biblioteca e Pinacoteca Zelantea.

Nel 1848 fu uno dei principali centri dei moti in Sicilia. Venne costituito un comitato rivoluzionario ed una guardia nazionale locale e fra l'altro, Salvatore Vigo cittadino acese, divenne ministro del governo rivoluzionario di Ruggero Settimo.Solo il 5 aprile 1849 le truppe borboniche al comando del generale Carlo Filangieri riprendevano possesso della città.

Nel 1852 arrivò l'acqua potabile.

Partecipò alle vicende garibaldine del 1860. Si fregia di esser stata la prima città insorta ad innalzare il tricolore in Sicilia. Fu sede di giudizio per gli arresti avvenuti in seguito alle sommosse di Randazzo. Nel 1861 votava plebiscitariamente per l'annessione. Il Barone Pasquale Pennisi di S.Margherita fun il primo sindaco eletto dopo l'Unità d'Italia.

Nel 1866 arrivò il primo treno.

Nel 1867 si ebbe un'epidemia di colera.

Nel 1868 la torre di Sant'Anna a Capo Mulini viene convertita in faro.

Nel 1870 si inaugurò il Teatro Bellini.

Nel 1872 venne costituita la diocesi. Primo vescovo fu Gerlando Maria Genuardi.

Nel 1873 fu aperto lo stabilimento termale S. Venera e l'inaugurazione dell'annesso Grand Hotel des Bains tappa fondamentale nello sviluppo della città. Acireale divenne in tal modo un centro termale di una certa notorietà e che ospitò alcuni importanti personaggi quali Richard Wagner e famiglia (1882), Ernesto Renan, il Re Umberto I e la Regina Margherita (1881), il Granduca ereditario di Baden e l'insigne clinico napoletano Prof. Cardarelli.

Dal 1880 si costruiscono i primi carri di cartapesta per il carnevale.

Nel 1881 ad Acireale che contava allora 38.547 abitanti, si inaugurava il seminario vescovile.

Del 1884 è l'istituzione del Liceo Gulli e Pennisi.

Nel 1892 fu attivata la prima linea telefonica.

Nel 1896 arrivò la luce elettrica.

Il 5 febbraio 1897 in un palazzo comunale, addobbato a festa, arrivava il cinematografo grazie ai fratelli Lentini due pionieri della celluloide in Sicilia. Successivamente nel 1907 fu data un'altra proiezione in piazza Duomo accompagnata dalla banda. Il primo cinema aperto in città sarà il Margherita nel 1909, a cui seguirono l'Eldorado e l’arena Eden.

Alla fine del XIX secolo un gruppo di studenti universitari cattolici della città, insieme ad altri gruppi di Bergamo, Pavia, Torino e Fiesole costituirono il nucleo di quella che sarà la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI).

La storia più recente


Nel 1903 veniva aperto il teatro - arena "Eden", all'interno della Villa Belvedere.

Nel 1908 viene costituita la "Cassa Operaia Santa Venera" che poi diverrà famosa con il nome di "Banca Popolare Santa Venera".

Il terremoto del 28 dicembre 1908 lesionò in maniera irreparabile la parte superiore del settecentesco loggiato delle Benedettine che prospettava in piazza Duomo e che fu necessario abbattere.

Tra il 1911 ed il 1914 fu colpita da terremoti che arrecarono danni agli edifici e fecero alcuni morti.

Nel 1913 vengono rimosse le aiole denominate del "Cinque d'Oro", destinate fino ad allore ad accogliere i complessi bandistici nei frequenti concerti in piazza Duomo.

Durante gli anni della prima guerra mondiale Acireale veniva collegata con Catania attraverso una linea tranviaria.

Nel 1920 l'epidemia di spagnola fece 1.000 vittime.

Nel 1921 contava 34.674 abitanti.

Nel 1927 veniva creata l'Azienda autonoma della Stazione di Cura.

Nel 1929 venne collocata nella piazza Garibaldi la statua dedicata al milite ignoto realizzata d allo scultore acese Michele La Spina.

Nel 1930 vengono introdotti nel carnevale i suggestivi carri infiorati.

Nel 1937 Mussolini visita Acireale.

Nel 1939 la città ospita il principe Umberto di Savoia

Durante la seconda guerra mondiale i Tedeschi, dal gennaio 1941 presero possesso del castello Scammacca, dove insediarono un comando militare. Il pastificio Leonardi dichiarato di interesse bellico, perché destinato ad assicurare parte dei rifornimenti alle truppe ed il sostentamento alla popolazione civile sarà mimetizzato con particolari tinte. Durante il conflitto vi furono due momenti importanti: il bombardamento alleato del 14 novembre 1941 che provocò morti e distruzione ed un piano tedesco che nell'estate del 1943 prevedeva di minare e distruggere con esplosivo parte della città, ma che fu evitato grazie ad un sabotaggio da parte di alcuni coraggiosi cittadini.

Nel 1944 viene costituito nella Chiesa di S.Giuseppe da don Biagio Catania il primo gruppo scout cittadino, che si chiamò Acireale I.

È del 1946 la nascita dell'Associazione Sportiva Acireale.

Il 15 febbraio del 1952 scoppia un violento incendio nel teatro "Bellini". Verrà domato solo il giorno dopo. Il teatro sarà distrutto e, da allora, rimarrà in attesa di esser ricostruito.

Il 14 marzo 1984 è stata istituita la Riserva Naturale Orientata La Timpa di Acireale.

Nel Natale 1984, le Poste Italiane emettono una cartolina dedicata al Presepe della grotta di Acireale.

Nel 1987 venne inaugurato lo stabilimento termale di S. Caterina.

Nel 1990 in una villa in contrada Zaccanazzo vengono girate le riprese del film Il padrino di Francis Ford Coppola.

Nel 1993 la locale formazione di calcio "Acireale Calcio" fu promossa in serie B.

Nel 1996 il nome del Carnevale di Acireale entra a far parte Lotteria nazionale del Carnevale. Lo sarà anche nel 1999, 2001 e 2006.

Nel 1997 viene emesso, dalle poste italiane, un francobollo celebrativo dedicato alla città.

Il patrimonio architettonico raggiunge le più alte espressioni, oltre che nei fastosi edifici ottocenteschi, nello splendido barocco delle Chiese e dei Palazzi. Affascinanti manifestazioni popolari caratterizzano il periodo invernale; la festa di S. Sebastiano, il cui settecentesco fercolo viene trascinato dai devoti per le vie della città, ed il Carnevale, a buon diritto definito "il più bello di Sicilia". La varietà della natura e del paesaggio consentono di godere della macchia mediterranea della riserva della "Timpa", del mare e della caratteristica scogliera, così come del vulcano Etna, sovente in attività, e delle sue pendici innevate. Strategica la posizione geografica che permette in breve tempo di raggiungere centri di interesse turistico-culturale quali Catania, Taormina, Siracusa, Piazza Armerina, Noto, Caltagirone, ecc... Notevole la capacità ricettiva assicurata dalle strutture alberghiere, così come agevole la rete dei collegamenti aerei, ferroviari ed autostradali. Acireale rappresenta, in ogni stagione dell'anno, una opportunità per svariati segmenti turistici; da quello termale a quello balneare, congressuale, naturalistico, archeologico, religioso e folkloristico.

Luoghi d'interesse


* Piazza del Duomo
* Cattedrale

Frazioni


Nel territorio acese vi sono numerose frazioni: Aci Platani, Balatelle, Capo Mulini, Fiandaca, Guardia, Loreto, Mangano, Pennisi, Piano d'Api, Pozzillo Inferiore, Pozzillo Superiore, San Cosimo, Santa Maria La Scala, Santa Tecla, Santa Caterina, Santa Maria degli Ammalati, Santa Maria delle Grazie, Santa Maria la Stella (lato Est, la restante parte ricade nel Comune di Aci Sant'Antonio), San Giovanni Bosco, Scillichenti e Stazzo.

Aci Platani


Aci Platani (I patanè in siciliano) oggi è praticamente unita ad Acireale ed è la frazione più popolosa del comune. Fa parte degli antichi casali di Aci ed ha una economia legata soprattutto alla agrumicoltura. Vi si trova il Museo della civiltà contadina allestito nella casa natale di mons. Angelo Calabretta e che ricostruisce una casa rurale del XIX secolo.

I borghi del bosco


Guardia (a Vaddia in siciliano), Mangano (spesso unite e citate come Guardia-Mangano), San Giovanni Bosco (a Scura ed anche u Sobbu in siciliano), Santa Maria degli Ammalati (I malati in siciliano) e Scillichenti (Sciddichenti in siciliano) sono poste a nord del territorio di Acireale ed oggi sono centri residenziali in espansione. I borghi sorsero a partire dal XIX secolo in un territorio strappato al Bosco d'Aci.

Il nome Guardia (inizialmente detto Monte La Guardia) viene da una postazione di sorveglianza. Guardia fu al centro di un movimento politico per l'elevazione a comune negli anni ottanta. La chiesa di Mangano è la più antica e venne eretta nel XVII secolo. San Giovanni Bosco è sorto in una parte del bosco assolutamente vergine tanto da essere detta "la scura" (la buia). La stessa denominazione di San Giovanni Bosco non si riferisce al noto don Bosco di Torino come viene erroneamente riportato spesso, ma alla originaria collocazione nel bosco d'Aci (il santo patrono del borgo è infatti San Giovanni Battista).

Le prime notizie storiche di Santa Maria degli Ammalati (o meglio de la Madonna di li Malati) risalgono al 1627, quando un curato di ritorno ad Acireale dopo aver celebrato messa in paese venne brutalmente rapinato nel Bosco d'Aci. Nella tradizione locale la denominazione de I Malati viene fatta risalire ad un lazzaretto, ma di ciò non si sono mai avuti riscontri storici. La chiesa attuale di Santa Maria degli Ammalati risale al 1865 e venne realizzata grazie ad una sottoscrizione popolare.

Le frazioni sono state colpite da diversi sismi in epoca storica recente, fra cui quelli del 1914 (terremoto di Linera), 1952 (secondo terremoto di Linera), 1970 (terremoto di San Giovanni Bosco), 1985 (terremoto di Zafferana), 2001 (terremoto di Acireale), 2002 (terremoto di Santa Venerina). Alcuni studi geologici hanno evidenziata la presenza di una serie di faglie attive.

Le frazioni a sud


Santa Maria delle Grazie ('A Maronna a Razia in siciliano), Santa Caterina e Capo Mulini (anche Capo Molini) sono poste a sud di Acireale. La chiesa di Santa Maria delle Grazie è degli anni '30, quando il borgo veniva ancora denominato Baracche. Sempre nella frazione si trova la chiesa vecchia del XIX secolo e la cosiddetta chiesa della Madonna della Fiducia, quest'ultima probabilmente è del XVI secolo.

Santa Caterina è un piccolo borgo marinaro che si sviluppa su di un altipiano a picco sul mare in una posizione panoramica la cui presenza storica è attestata già a partire dal XVII secolo. La chiesa dedicata a Santa Caterina da Siena risale al XVIII secolo. Anche Capo Mulini è un borgo marinaro fra Acireale ed Aci Trezza sul Mar Jonio e dispone di un porto peschereccio. La chiesa risale al XVII secolo, si trovano inoltre reperti d'epoca romana. L'economia locale si basa prettamente sull'agrumicoltura, la ristorazione e sul turismo balneare. È anche presente il turismo termale grazie alla presenza delle terme di Santa Caterina aperte negli anni '80.

I borghi marinari


Santa Maria la Scala (a Scala in siciliano) , Santa Tecla, Stazzo e Pozzillo ('u Pizziddu in siciliano) sono borghi marinari stretti fra la Timpa di Acireale e il Mar Jonio e con porto peschereccio. L'economia locale si basa prettamente sulla pesca, l'imbottigliamento delle acque minerali, sulla ristorazione e sul turismo balneare.

La presenza storica del borgo di Santa Tecla è attestata già intorno al XII secolo e quindi anteriore alla fondazione di Acireale. La chiesa di Pozzillo è dedicata a Santa Margherita e risale al XIX secolo. Pozzillo amministrativamente si distingue in due frazioni Pozzillo Inferiore la parte a mare e Superiore la parte più a monte. La chiesa di Stazzo è dedicata a San Giovanni Battista risale al XIX secolo. La presenza storica del borgo di Stazzo è attestata solo dal XIX secolo quando iniziò a sorgere in un terreno occupato dal Bosco d'Aci. La chiesa di Santa Maria la Scala risale al XVII secolo quando la frazione costituiva lo sbocco a mare di Acireale. Di rilevanza naturalistica sono le cascatelle del Miuccio.

Le frazioni di espansione edilizia


Santa Maria la Stella ('A stidda in siciliano), San Cosimo (San Coscimu in siciliano), Piano d'Api (Chianu lapa, in siciliano), Loreto (u Litu, in siciliano), Fiandaca (Fiannaca, in siciliano), Balatelle (Balateddi in siciliano) e Pennisi poste a nord di Acireale oggi costituiscono l'espansione residenziale della città. L'economia locale si basa sulla ristorazione, sul commercio, l'imbottigliamento di bibite e l'agrumicoltura. I centri nel 2002 vennero colpite dal terremoto di Santa Venerina subendo diversi danni.

Loreto è il borgo più antico e le prime notizie storiche risalgono al XVI secolo, a seguito della costruzione del santuario. Il Santuario di Maria Santissima di Loreto, venne edificato nel borgo a partire dal 1548 dall'eremita Giovanni Maccarrone. La struttura ha la pianta quadrangolare, come dal modello della Casa Santa di Loreto. All'interno affreschi di Paolo e Alessandro Vasta e di Matteo Ragonisi.

Le prime notizie storiche di Piano d'Api risalgono al XIX secolo, quando vi risiedeva un operoso imprenditore chiamato Rosario Tropea detto lapa. La chiesa attuale risale al XIX secolo e venne realizzata grazie alla sua grande fede e operosità. Le prime citazioni di San Cosmo risalgono al XVII secolo e la chiesa fu ricostruita nel XVIII secolo in luogo di una più antica lungo la consolare Valeria. Il suo nome per un periodo fu tradotto dal siciliano San Coscimu in San Cosmo ed è solo da alcuni anni che viene correttamente denominato San Cosimo. Il borgo di Santa Maria la Stella ricade in buona parte in comune di Aci Sant'Antonio.

Ambiente


Nel territorio di Acireale ricade l'area in cui sorgeva il bosco d'Aci, oggi ridotto solamente alle frazioni di Santa Maria degli Ammalati e San Giovanni Bosco. Un tempo si estendeva in tutta la zona orientale dell'Etna e ospitava soprattutto querce e castagni. Claudiano lo citò nel mito del ratto di Proserpina e durante la dominazione romana era conosciuto come rifugio per i briganti. Disboscato a partire dal Quattrocento per ricavarne legname, si è ulteriormente ridotto per far spazio alle costruzioni cittadine.
La Timpa è un promontorio di circa 80 m di altezza a ridosso della costa di Acireale. Dal 1999 è diventata riserva naturale orientata. È caratterizzata da rocce di origine vulcanica a gradinate e da diverse faglie nelle quali cresce una fitta vegetazione; il territorio della riserva si presenta conservato ed in larga parte incontaminato, pur se inserito in un contesto particolarmente antropizzato, come la costa orientale a nord di Catania.

Cultura


La città era cresciuta come nella seconda metà del XIX secolo come "Città degli studi" in quanto vi era un patrimonio di diversi collegi e istituiti di istruzione superiore che oggi, in assenza di un polo universitario, può considerarsi perduto.

Manifestazioni


La Biblioteca e Pinacoteca Zelantea istituzione del XVII secolo, raccoglie collezioni d'arte, testi antichi e reperti archeologici.
Nel Museo delle Tradizioni Contadine di Aciplatani si trova la ricostruzione di una tipica abitazione di una famiglia contadina etnea del XIX secolo.
Il Museo delle Uniformi, ospitato presso il Palazzo del Comune in piazza Duomo raccoglie una collezione di uniforme storiche a partire dalla fine del XVIII secolo.
Il Monetario Floristella, che attualmente si trova presso il Museo Archeologico Regionale di Siracusa ed è in attesa di una collocazione in città, raccoglie la collezione numismatica di Agostino Pennisi di Floristella.
Il Teatro dell'Opera dei Pupi di Capo Mulini, condensa negli spazi espositivi la importante tradizione dei pupari acesi tramandata per generazioni.

Miti e Legende


Ad Acireale alla storia si affianca spesso la leggenda, soprattutto nel mito della fondazione. Tra le leggende Aci e Galatea, l'avventura di Ulisse contro il ciclope Polifemo, un bosco nato dalla vendetta di Zeus contro dei giganti ed una leggenda sulla fuga dell'esercito Cartaginese davanti ad una colata dell'Etna.

La leggenda, da cui poi nascerebbe anche il nome della città e dei casali fu l'idillio di amore fra Aci e Galatea (la citano Ovidio nelle Metamorfosi e poi Teocrito, Virgilio, Posidippo, Filosseno, Callimaco, Ermesianatte e Eufonione). Galatea, bellissima ninfa era innamorata di Aci semplice pastorello. Il loro amore era contrastato da Polifemo, terribile gigante che infuriato dalla gelosia scagliò contro il pastorello un enorme masso uccidendolo. La ninfa, disperata per la perdita di Aci supplico gli Dei affinché restituissero la vita, e questi accogliendo le preghiere lo trasformarono in un fiume eterno, chiamato Aci. Il fiume sfocia nella frazione di Santa Maria la Scala ed ha un caratteristico effetto rossiccio, dato dalla presenza di ferro, che nella leggenda vie attribuito al sangue di Aci.
Nella Odissea di Omero, il viaggio di Ulisse e dei suoi compagni lungo e pieno di insidie, la grotta del ciclope Polifemo si sarebbe trovata nei pressi del promontorio di Capo Mulini. Il re di Itaca quando con l'astuzia accecò il ciplope si mise in fuga e venne ostacolato da Polifemo che scagliò enormi massi. I massi nella tradizione sarebbero rappresentati dagli attuali faraglioni di Acitrezza.
Claudiano scrisse nella Gigantomachia dei Giganti che dopo aver tentato la scalata all'Olimpo per punizione di Zeus e degli Dei caddero nel Lucus Jovis (oggi il Bosco d'Aci). Nello stesso bosco si sarebbero potute scorgere, come riportato sempre nella stessa opera, sia le pelli che le teste recise di questi sfortunati in strazianti espressioni di dolore tanto che persino Poliremo vi si teneva lontano.
Si narra che l'eruzione del 396 a.C., che storicamente investì e stravolse il territorio acese avrebbe anche terrorizzato e messo in fuga la flotta cartaginese comandata da Imilcone che si preparava ad uno sbarco durante la seconda guerra punica.

Curiosità


* Acireale si fregia di esser stata la prima città insorta ad innalzare il tricolore in Sicilia nel 1860 dopo lo sbarco dei Mille.
* Il 5 febbraio 1897 in comune arrivava il cinematografo ed Acireale divenne così la seconda città siciliana, dopo Palermo, ad ammirare il cinema.
* Alla fine del XIX secolo furono un gruppo di universitari della città, che insieme ad altri di Bergamo, Pavia, Torino e Fiesole a costituire la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI).
* Il Gruppo Scout «Acireale I» fu il primo ad essere costituito nell'Italia liberata dagli alleati nel 1944.
* Il Padrino parte III pur essendo stato girato in diverse location siciliane e non (fra cui Acireale), è ambientato a Bagheria.
* Secondo una leggenda popolare l'antico fiume Aci scorrerebbe sotto piazza del Duomo e sarebbe possibile ascoltarne lo scorrere delle acque.
* L'Associazione Sportiva Acireale, che fu costituita nel 1946, adottò come colore sociale il granata in ossequio al Grande Torino.
* Il nome del Carnevale di Acireale è stato abbinato, assieme ad altre manifestazioni, alla Lotteria Nazionale negli anni 1996, 1999, 2001 e 2006.
* Alla città è stato dedicato un francobollo nel 1997 ed una cartolina postale nel 1984.

Economia


Acireale fu un forte centro economico, culturale ed artistico nei secoli successivi al XVI, destinata a scontrarsi e rivaleggiare, oltre che con la vicina Catania, anche con i centri di Messina e Palermo. Le sue fiere che richiamavano mercanti da diverse parti ed i privilegi spettanti dalla demanialità favorirono l'afflusso dei capitali e l'affermarsi di un forte ceto mercantile. Tuttavia la sua storia, come quella di molte altre città, si caratterizzò per una serie di crisi, dovute a catastrofici eventi naturali o cause economiche e da rinascite vigorose, caratterizzate anche dalla tenacia e lungimiranza dimostrata dai propri avi come in occasione delle diverse riacquisizioni della demanialità e la costituzione della diocesi.

Rimasta in bilico più tempo fra centro locale e la possibilità di fare il salto ed affermarsi a quarto polo urbano, culturale ed economico dell'isola, soffre oggi di una incerta collocazione anche a causa della crisi dell'agrumicoltura, su cui basava parte del proprio successo economico e di uno stentato passaggio ad una vocazione più turistica e commerciale.

Il centro cittadino offre i servizi amministrativi, finanziari e commerciali negli standard di una città di provincia. A parte l'industria del turismo (comunque rilevante) e della ristorazione le attività produttive sono marginali e riguardano con alterni risultati l'imbottigliamento di acque minerali (Acqua Pozzillo) e di bevande in genere e l'edilizia. Sul finire degli anni '90 si è affermato il settore della vendita di automobili usate.

L'acquedotto comunale garantisce la fornitura continua (grazie anche alla relativa ricchezza di sorgive nel territorio), mentre è incompleta la metanizzazione delle frazioni.

La città appare immune dal controllo mafioso, mentre in realtà il problema esiste, essendo la macro-criminalità infiltrata spesso nei diversi settori produttivi, sociali, finanziari e politici che alcune in alcuni casi si mostrano compiacenti in altri sottomessi. Il problema della microcriminalità è invece di scarsa rilevanza.

Dal 1999 la costituzione di un comitato per l'istituzione della provincia di Acireale ha dato voce ad una delle aspirazioni che insieme alla costituzione di una università ed a quella della Diocesi (quest'ultima però realizzata) sono ambite da quasi due secoli dagli acesi.
 
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