La Fonte Aretusa è uno specchio d’acqua nell’isola di Ortigia, nella parte più antica della città siciliana, luogo di incontro tra realtà e leggenda, uno dei più bei monumenti di Siracusa.
La sua origine è lo sviluppo di uno dei tanti sfoghi della falda freatica che si trova nel siracusano, la falda che alimenta anche il
fiume Ciane sul lato opposto del porto. Presenta una forma circolare doppia, con all'interno una struttura circolare, ovvero un doppio cerchio concentrico.
Letteratura e Storia
Nella fonte Aretusa infatti è ambientata la leggenda di Aretusa e Alfeo, uno dei miti più affascinanti di Siracusa. Il fascino visivo di una fonte d'acqua dolce che giunge per via sotterranea sino all'isola per poi riversare le sue acqua in mare, ha certamente affascinato molti poeti e scrittori come: Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D'Annunzio; raccontata dagli storici: Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone; raffigurata dai monetieri siracusani Cimone ed Eveneto; musicata dal compositore polacco Karol Szymanowski.
"Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra".
Così Cicerone descriveva nelle Verrine la Fonte Aretusa, una sorgente di acqua dolce che sgorga da una grotta a pochi metri dal mare, simbolo di Siracusa sin dai tempi antichi.
La tradizione, raccolta da Pausania, vuole che Archia, prima di partire per fondare la colonia, interpellasse l'oracolo di Delfi che così gli rispose: "Un'isoletta, Ortigia, in mezzo al fosco mare ne sta, di contro alla Trinacria, ove la bocca sgorga dell'Alfeo, mista alla polla d'Aretusa bella". Anche Orazio Nelson rimase incantato dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse: "Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare".
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Cicerone - In Verrem scundae - Liber quarus - 118
I cambiamenti nei secoli
Nei secoli la fonte ha subito diverse trasformazioni; dapprima esterna alla cinta delle fortificazioni, era possibile accedevi dal mare attraverso una ripida scala dove sorgeva anche una porta, dove pare siano penetrati i Romani durante la conquista della città.
Nel XVI secolo la fonte era divisa in più rivoli utilizzati per la concia delle pelli: i rivoli formavano un lago di circa 200 metri di diametro.
Nel 1540 la fonte fu inglobata alle fortificazioni quando Carlo V potenziò le strutture militari di Ortigia, per esserne liberata nel 1847 quando l’invaso assunse la forma attuale. Il belvedere posto accanto alla Fonte è ciò che rimane dell’antico bastione, demolito nella seconda metà del XIX sec.
La fonte Aretusa è ad oggi il cuore di Ortigia, luogo di ritrovo e passeggio più volte sottratto al rischio di prosciugamento. Svariati terremoti nei secoli hanno minacciato il secolare afflusso di acqua, sino a pochi anni fa quando la siccità e forse persino i lavori di costruzione del terzo ponte, hanno ridotto la portata di acqua alla fonte mettendo a rischio la salute del papiro, da secoli rigoglioso all’interno della pozza.
Il papireto di Siracusa è l'unico autoctono e selvaggio in tutta l'Europa.