Palazzo Ducezio, sede del Comune di Noto, trae il nome dal condottiero che nel V sec. a.C. si mise a capo delle popolazioni sicule nel tentativo di contrastare le preponderanti forze greche. L'edificio (chiamato nel Settecente Casa Sanatoria) si ispirò ad un modello portato dalla Francia dal barone Giacomo Nicolaci e venne iniziato nel 1746 dall'architetto netino Sinatra. Ma la costruzione, più volte interrotta, si protrasse fino ai primi dell'Ottocento.
Originariamente ad un solo piano rialzato, esso sorge proprio di fronte alla Cattedrale, mostrando un prospetto di singolare bellezza, con un loggiato formato da una serie di undici arcate. Le tre centrali formano un semicerchio aggettante rispetto alla linea delle altre e sono raccordate al livello della piazza da una breve scalinata essa pure semicircolare. La sopraelevazione venne realizzata dall'architetto Francesco La Grassa nel 1949-51. All'interno è il Salone di rappresentanza, chiamato anche sala degli Specchi, il cui soffitto è adornato da un grande affresco di Antonio Mazza, databile agli ultimi del XVIII sec.: Re Ducezio indica il sito su cui trasferire Noto, sua patria.
L'ambiente, a pianta ovale, originariamente adibito a piccolo teatro e in seguito a Sala Consiliare, fu poi trasformato in epoca fascista in Salone nel quale la città, che attraversava un felice momento politico e demografico, potesse degnamente accogliere visitatori illustri. Così, nel 1932, mentre il pittore Gregoretti realizzava con squisito gusto Liberty le decorazioni del soffitto, riproducendo in quattro ovali altrettante frasi apologetiche per la storia civica, l'artigiano Dugo creava l'arredamento in stile Luigi XV. L'11 maggio 1933 toccò ai Principi di Piemonte, Umberto e Maria Josè di Savoia, durante la loro visita alle principali città siciliane, inaugurare il Salone, nel quale da allora sono stati ricevuti sovrani, presidenti, cardinali, ministri e ambasciatori.