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Ragalna

Numerose sono le interpretazioni che vengono date al suo nome; la più attendibile attribuisce il nome ai vocaboli "reg" e "aléna", termini di origine araba o tardo latina, tradotti con "pietra" e "vento leggero". Antichi scritti citano infatti Ragalna come una "località in zona pietrosa dove soffia un vento leggero". Le prime testimonianza sull'origine di Ragalna risalgono all'epoca normanna. In un documento del 1136 si rileva una antica denominazione del paese, Rachalena, riferita alla donazione delle terre fatta dal genero del conte Ruggero I al monastero di San Nicola in Pannacchio per averne sposata la figlia Flandrina. La storia del piccolo borgo è comunque legata ai monasteri della limitrofa Paternò, per la quale i ragalnesi svolgevano lavori campestri. Dal 1400 il destino di Ragalna fu legato a quello di Paternò diventando proprietà della famiglia Moncada. Nel 1780 il borgo venne minacciato da una eruzione dell'Etna. Si racconta che nella notte del 18 maggio di quell'anno, dopo alcune scosse di terremoto, una lingua di fuoco iniziò a farsi strada lungo le pendici dell'Etna, distruggendo i vigneti di di contrada Milia e minacciando sempre più il centro abitato; Otto giorni più tardi i fedeli portarono in processione le reliquie di Santa Barbara, patrona di Paternò, e la lava si arrestò. Durante la seconda guerra mondiale Ragalna fu rifugio per molti paternesi sfuggiti ai bombardamenti; in quel periodo, per altro, Ragalna custodì le reliquie di Santa Barbara. La cittadina è stata frazione di Paternò fino al 1985, anno in cui divenne comune autonomo.
 
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