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  Calascibetta
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    Calascibetta - Torre Normanna
     
    Calascibetta

    Sulla montagna dirimpetto al capoluogo, sorge la città che più di ogni altra è legata ad esso. E' Calascibetta, edificata dagli arabi con il nome di Kalath-Xibet (Xibet è il nome arabo della montagna e xibetani sono i suoi abitanti) per contrastare e occupare Enna nel corso delle cruente guerre tra cristiani e saraceni. Della presenza Araba a Calascibetta (851)testimonia ancora oggi il cosiddetto Palio dei Berberi (che si svolgeva il primo lunedì di settembre, mentre da alcuni anni) si svolge nel pomeriggio della prima domenica di settembre, una manifestazione sportivo-folcloristica che affonda le sue origini nelle antiche corse berbere. La città può essere visitata quasi d'un fiato, percorrendo la lunga via principale che risale tutto il paese per poi ridiscenderlo, conducendo quasi a un forzato giro turistico fino alla splendida Chiesa Madre già Regia Cappella Palatina (dal 1342 al 11 febbraio 1929). Oltrepassando l'imponente portone bronzeo, la maestosità del suo interno mette quasi soggezione. Tutta la storia di Calascibetta passa di lì, come sembrano testimoniare i ruderi di un castello (denominato Marco)all'interno della chiesa stessa. Molto suggestiva la navata centrale, delimitata da un colonnato di pietra ocra locale. Alla base delle colonne alcune figure scolpite lasciano spazio alla fantasia e ai miti della storia, fra tutti spicca una figura enigmatica denominata "tricipitium", si tratta di tre profili umani due contrapposti ed uno centrale inserito fra i due. L'immenso tesoro della chiesa, tra cui una gigantesca Bibbia in cuoio e pergamena del XIV sec., è temporaneamente custodito nel museo diocesano di Caltanissetta. Ritornati fuori, e percorrendo le strette vie del centro storico, si notano subito le tante chiese con i prospetti di pietra di "cutu" (arenaria compatta di colore ocra); fino al secolo scorso la città ne vantava ben quarantasei. Sono queste chiese a essere oggi lo scrigno dei tesori della tranquilla cittadina. Segnaliamo la Chiesa del Carmine, al cui interno è custodita una pregevole Annunciazione attribuita ad Antonello Gagini; il convento dei cappuccini che custodisce una splendida pala del 1610 di Filippo Paladini, raffigurante l'adorazione dei Magi; la chiesa di Sant'Antonio Abate del 1409, ristrutturata nei secoli successivi perchè annerita da un fulmine, divenne qualificato esempio di barocco siciliano, arricchita dalle statue in gesso dei dodici apostoli. La stessa chiesa ospita una pala d'altare del 1608 opera di Giuseppe Alvino, pittore di scuola bolognese. Ma segnaliamo pure ciò che resta dell'nuova chiesa di San Pietro attaccata a una torre normanna diventata poi campanile della chiesa stessa, mentre dell'antica chiesa costruita dal Conte Ruggero nel 1079 restano solo la torre ed i ruderi, solo in parte visibili. Le tre grandi religioni monoteiste sono state presenti a Calascibetta. Abbiamo visto testimonianze lasciate da arabi e cristiani, ma, percorrendo le antiche vie del paese, ci si può addentrare in alcuni vicoli ancora più stretti e impervi degli altri: sono le vie dell'antico quartiere ebraico. Un vero tuffo nella storia d'Occidente e d'Oriente la cui testimonianza è stata lasciata da bizantini, si provi a visitare il "Villaggio Bizantino" recentemente rivalutato. Esso si trova ad appena 4 chilometri dal centro abitato, è segnalato sul posto e si compone di una serie di ambientazioni rupestri tra cui spiccano due palmenti di cui uno un grotta, due chiese bizantine rupestri entrambe articolate su due piani con i colombari ben in evidenza, una serie di grotte utilizzate come abitazioni in epoca bizantina e successivamente per ricovero per animali. Tutto il complesso è immerso in un bosco dove la natura fa da cornice fantastica trascinando il visitatore in un abitat naturale dove essenze della macchia mediterranea si confondono con eucaliptus ed erbe aromatiche e dove i rumori della civiltà moderna diventano un lontano ricordo.
     
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